Il Direttivo di P.E.N.E.L.O.P.E. ha ricevuto la seguente lettera, la pubblichiamo volentieri
SIGNOR PRESIDENTE DEL CONSIGLIO,
sono una pensionata, ex dipendente del Ministero della Giustizia. Ma prima di tutto una cittadina che cerca di prestare attenzione a quello che avviene nel nostro Paese. Come milioni di italiane e di italiani ho ascoltato, incredula, le parole piene di livore e di rabbia, pronunciate dal signor De Luca.
Non importa se in onda o fuori onda, sono state dette e basta. Un rappresentante delle Istituzioni che parla in questo modo si colloca da solo, automaticamente,fuori dal contesto della comunità civile. Dimostra la propria indegnità ad esercitare le funzioni che svolge. Non so se sia tecnicamente possibile sospenderlo o rimuoverlo dal suo incarico o radiarlo dalle liste del Partito Democratico, ammesso che sia iscritto.
Certo, Lei non può limitarsi a esprimere solidarietà all’Onorevole Bindi e a dichiarare inaccettabili le sue parole. La violenza nasce nei pensieri e nelle parole, il resto viene da sé. Un linguaggio violento immette nell’aria vibrazioni negative che possono estendersi come cerchi nell’acqua quando si lancia un sasso. Il sasso è stato lanciato. Indietro non si torna. E’ ridicolo ostentare rispetto quando ci si rende conto della propria indegnità e soprattutto di aver fatto una pessima figura.
Gli chieda di dimettersi. Glielo chieda ufficialmente. Gli chieda di pronunciare pubbliche scuse, e non solo all’Onorevole Bindi. A tutte le donne quotidianamente offese da un linguaggio ingiurioso e violento. Sarebbe un segno di ravvedimento, un passo di civiltà. Un rappresentante delle Istituzioni che si scusa pubblicamente potrebbe essere di esempio a quanti hanno perso la buona abitudine di riconoscere i propri errori.
La ringrazio dell’attenzione e Le auguro tutto il bene possibile.
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